ANTIQUA – PATERNA – FVLMINATA – VICTRIX – CERTA – CONSTANS

Legione reclutata da Giulio Cesare nella primavera del 58 a.C., secondo l’ordine dato forse in marzo, nella provincia della Gallia Cisalpina, come rinforzo per le operazioni da lui progettate nella Gallia Comata.
Ricevette come “signum” il fulmine, simbolo di Juppiter, e l’appellativo di “Fulminata” da Cesare stesso, essendo già testimoniato in epoca di Augusto. Altri fanno risalire questo appellativo al “miracolo”, pagano o cristiano che fosse, che salvò un distaccamento della Legio in Germania sotto Marco Aurelio, ma il fatto che la legione fosse chiamata “Fulminata” ben prima di quel periodo esclude questa possibilità.
L’appellativo di “Paterna” deriva invece proprio dal fatto di aver servito sotto Cesare, “Pater Patriae”, come probabilmente deriva dalla sua formazione in tempi di Cesare anche quello di “Antiqua” attribuitole almeno da Azio in poi. Invece dalla vittoria di Perusa deriva il diritto di fregiarsi del nome di “Victrix”. “Certa” e “Constans” furono invece concessi da Marco Aurelio, per non aver appoggiato la sollevazione di C. Avidius Cassius Pudens, governatore di Siria e “rector totius Orientis”, contro l’Imperatore.

Legio XII Fulminata Lvdvs Aemilivs (30)

LA NASCITA E GLI ESORDI: CESARE E LA GUERRA GALLICA

La Legione fu formata essenzialmente con reclute della zona di reclutamento: Galli Cisalpini e altri popoli dell’Italia centro-settentrionale. Appena reclutata, ancora male armata e peggio addestrata, attraversò le Alpi in compagnia di altre 5 legioni attraverso il passo dell’Alpis Cottia e partecipò (anche se non all’avanguardia a causa della sua impreparazione) nelle campagne di Cesare del 58 a.C., contro gli Elvezi (aprile-giugno), nel cui inseguimento intervenne dopo la battaglia in cui furono sconfitti.
Risolto il problema elvetico, il Re Ariovisto con i suoi Germani invase la Gallia, per cui la Legio XII avanzò verso Nord-Est con il resto dell’esercito, occupò la città sequana di Vesontio e sconfisse Ariovisto non lontano dal fiume Reno, in una campagna sviluppata in agosto-settembre del 58 a.C., nell’attuale regione francese dell’Alsazia. Prima del confronto con Ariovisto, gli ufficiali e i soldati di questa e altre legioni, preoccupati per le voci che correvano sulla forza dei Germani e il ricordo di precedenti sconfitte delle armi romane di fronte a loro, vacillavano nel loro animo, però davanti alla fiducia di Cesare nella Legio X, la sua favorita, con la quale era disposto a marciare da solo contro i Germani, il resto dell’esercito non volle essere da meno e assicurò al suo generale il massimo sforzo, vincendo la battaglia.

In seguito la Legio XII fu utilizzata da Cesare, sempre in Gallia, contro i Belgi e i Nervi, e poi nella seconda incursione contro i Britanni. Partecipò al salvataggio della Legio XI assediata dai Galli Eburoni nel 53 a.C., e probabilmente era fra le legioni che sostennero la battaglia di Alesia contro Vercingetorige, partecipando poi alla pacificazione degli ultimi focolai di resistenza in Gallia. Nel 52 a.C. fu rimandata “a casa” nella Gallia Cisalpina, per fronteggiare eventuali incursioni degli Illiri, ma già l’inverno 51-50 a.C. risulta averlo passato tra i Belgi, e quello seguente a Matisco nella Gallia Comata, da dove Cesare la richiamò per l’iniziare della Guerra Civile.

ANCORA CON CESARE: LA GUERRA CIVILE

Riunitasi a Cesare, la XII fu la seconda legione a passare il fiume Rubicone, dopodichè occupò la regione del Picenum e la città di Ausculum. Percorrendo la costa adriatica all’inseguimento di Pompeo la XII arrivò fino a Brindisi nel marzo del 49 a.C.. Poi si diresse al Nord dove probabilmente partecipò all’assedio di Massilia per passare infine a combattere i pompeiani in Spagna. Terminate vittoriosamente le operazioni in Spagna tornò in Italia, accompagnando le truppe pompeiane sconfitte in Spagna fino alla frontiera fra la Gallia Transalpina e Cisalpina, dove furono dissolte. Nel novembre del 49 pare che abbia appoggiato l’ammutinamento della Legio VIII a Plasentia. Nel gennaio del 48 a.C. insieme alla Legio XI attraversò lo stretto di Otranto da Brundisium all’Epiro, pur decimata da un’epidemia che aveva colpito la zona, e da lì raggiunse la Macedonia, dove difese le terre fedeli a Cesare. Posteriormente alla sconfitta di Cesare a Dyrrachium la XII si riunì a lui, partecipando alla vittoriosa battaglia di Farsalo.
Dopo Farsalo tornò in Italia, dove fu (provvisoriamente) dissolta, e ai veterani furono assegnate terre in Italia.
Così termina la prima fase di vita della Legio XII, quella di militanza sotto Cesare.

IL SECONDO TRIUMVIRATO E LA NASCITA DELL’IMPERO: DA LEPIDO AD OTTAVIANO, DA MARCO ANTONIO AD AUGUSTO

Ben presto tuttavia, e precisamente subito dopo l’assassinio di Cesare, M. A. Lepidus ricostituì la XII, includendo i veterani che non erano stati in grado di adattarsi alla vita civile. Da Lepido, probabilmente in seguito agli accordi che diedero vita al Secondo Triumvirato, fu passata ad Ottaviano.
Sotto Ottaviano fu molto probabilmente presente alla battaglia di Filippi, in Macedonia, contro Bruto e Cassio, e di sicuro combatté contro L. Antonius, fratello del più famoso Marco Antonio, a Perusa nel 41 a.C.. A seguito del suo comportamento in quella battaglia Ottaviano le concesse l’appellativo di Victrix.
Con il trattato di Brindisi fu attribuita ad Antonio, al cui fianco fu poi presente ad Azio, dove viene chiamata anche “Antiqua”.

La XII fu una delle legioni di Antonio che Ottaviano Augusto incorporò nel nuovo esercito imperiale, destinandola in un primo momento al Nord-Africa e poi all’Egitto.

L’IMPERO: DA LEGIONE EUROPEA A LEGIONE ORIENTALE

In Egitto la XII partecipò con una sua vexillatio alla spedizione vittoriosa di C. Aelius Gallus contro il Sud della Penisola Araba, e combatté contro i Numidi che facevano incursioni contro il Sud dell’Egitto. Durante il periodo egiziano non fu comandata da un tribunus laticlavius ma da un semplice prefetto equestre, a causa dello statuto speciale della Provincia d’Egitto. Ai veterani venivano assegnate terre in Italia o in Grecia, forse anche riflettendo le preferenze delle truppe, ancora in parte formate da europei, ormai probabilmente più greci, macedoni ed italici che galli cisalpini. La legione fu poi trasferita in Siria.
A questo proposito possiamo segnalare che il centurione di stanza a Cafarnao citato dai Vangeli di Matteo e Luca doveva essere appartenente alla XII. In questo periodo la composizione etnica della legione muta gradualmente, essendo gli arruolamenti effettuati sul posto. In Oriente la XII combatté contro i Parti e, alla fine dell’Impero di Claudio, represse una grande insurrezione in Armenia.
Sotto Nerone partecipò alla sfortunata guerra contro i Parti, nella quale bisogna ammettere che non si fece onore: mal gestita e comandata, dopo i primi scontri, con sconfitte brucianti e ritirate allo sbando, fu relegata nelle retrovie insieme alle altre legioni della zona siriaco-orientale. Terminata la guerra coi Parti nel 63 d.C., nell’anno 66 inizia la grande rivolta degli Israeliti contro l’Impero: la Guerra Giudaica, nella quale la XII avrà un ruolo importante.

LA GUERRA GIUDAICA: PERDITA E RICONQUISTA DELL’AQUILA

Dalla sua base abituale di Raphanae la XII guidata dal legato A. Caesennius Gallus rispose alla chiamata del governatore ed accorse alla capitale di Syria, Antiochia, dove formò il cuore della forza di reazione romana, insieme a due vexillationes di altre legioni (circa 2.000 uomini della Legio IV Scythica e Legio VI Ferrata), 4 alae, 6 coorti di ausiliari e contingenti di vari principi vassalli.
Si mise in marcia in ottobre, passò da Tolemaide, occupò la Galilea conquistando la città di Sepphoris e poi la capitale della regione, Cesarea Marittima. Da lì puntò dritto su Gerusalemme, assediandola.
Dopo sette giorni di assedio, con decisione molto contestata, forse giudicando le sue forze insufficienti allo scopo, il governatore ordinò la ritirata. Lungo la strada da Gerusalemme a Sepphoris le forze romane subirono continui attacchi ed imboscate, perdendo gran parte delle sue macchine da assedio, molte delle quali caddero in mano ai rivoltosi intatte e furono poi da essi utilizzate. Nell’ultima grande imboscata poi, nei pressi di Beth Horon, la XII subì la più grande ignominia che potesse colpire una legione romana: la perdita dell’Aquila simbolo della legione, che fu catturata dal nemico. In questi casi normalmente la legione che subiva un simile affronto veniva sciolta, ma il valore estremo con cui i legionari della XII si erano battuti in tale occasione contro forze preponderanti numericamente fu tale che alla XII venne risparmiato questo destino. In tale occasione infatti, 400 legionari della XII rimasero a combattere in retroguardia non cedendo il passo per permettere al resto dell’esercito di disimpegnarsi, e morirono tutti sul campo senza arrendersi. Nonostante lo sfortunato eroismo dimostrato, la reputazione della XII cadde tanto in basso a causa della perdita dell’Aquila che il generale Vespasiano, incaricato di reprimere la rivolta, non la volle fra le truppe da lui comandate al fronte, e la rimandò alla sua base di Raphanae.
Quando Vespasiano nel 69 d.C. si nominò Imperatore un distaccamento di circa 1.000 legionari della XII partì per l’Italia al seguito del governatore di Syria C. L. Mucianus, per reclamare il titolo per conto di Vespasiano.
L’esercito si riunì ad Antiochia, e si diresse al Bosforo, ma quando fu in Macedonia dovette deviare per difendere la regione da un’incursione dei Daci (che avevano approfittato dell’assenza delle guarnigioni locali impegnate nella guerra civile in Italia), battendoli a Ratiaria. Nello stesso periodo un altro contingente della XII insieme ad altre forze al comando di V. Geminus repressero la rivolta di Trapezus in Cappadocia. Una volta che Vespasiano ebbe conquistato il potere, il comando delle operazioni in Giudea fu affidato a suo figlio Tito, che richiamò la XII al fronte. Nell’aprile dell’anno 70 d.C. la XII, riunitasi anche alla vexillatio appena tornata dall’Italia con Mucianus, si trovava – di nuovo – alle porte di Gerusalemme, desiderosa di vendicare l’affronto subito quattro anni prima. Dopo 139 giorni di duri combattimenti Gerusalemme finalmente cadde davanti alle armi romane. Fu molto probabilmente in questa occasione che la XII, impegnata insieme alla IV Scythica contro i difensori della Porta di Joppa, riprese la sua Aquila (certamente nel 136 d.C. ne era nuovamente in possesso, come testimonia Arriano).

A GUARDIA DI MELITENE

Dopo la Guerra Giudaica la XII fu mandata a guardia della città di Melitene, in Cappadocia, presso ad un importante guado del fiume Eufrate, punto di controllo delle vie per l’Armenia e la Cappadocia, in una zona pericolosa sempre sotto le mire dei Parti. La XII rimase per lungo tempo a guardia della zona spingendosi con le sue vexillationes fino al Ponto e al Caspio e all’attuale Azerbaigian e a Sebastopoli.
Durante le guerre Daciche di Traiano un distaccamento della XII fu dislocato al seguito dell’Imperatore, mentre il grosso delle truppe restava a Melitene. Quando poi Traiano decise l’offensiva contro i Parti la XII, ora al completo, partecipò alla guerra. In seguito una parte della legione seguì Adriano nella guerra contro gli Alani del 134 d.C., combattendo nell’ala sinistra durante la grande battaglia finale, mentre il resto della legione partecipava alla repressione della seconda grande rivolta ebraica (132-135), dopo la quale dovette distaccare una vexillatio nella zone dove in seguito fu costruita la splendida città-fortezza di Petra dei Nabatei. Nel 161 faceva parte dell’esercito della Cappadocia che al seguito del governatore M. S. Severianus fu sconfitto ad opera dei Parti, ma già l’anno seguente, al comando questa volta di Lucio Vero, iniziava la campagna di rivincita, che durò fino al 166, intervenendo nella conquista della città di Artaxata, e distaccando poi una vexillatio a guardia della nuova capitale armena Valarsapa.

DOPO DUE SECOLI DI NUOVO IN EUROPA: MARCO AURELIO E IL MIRACOLO DEI FULMINI

Durante le campagne dell’Imperatore Marco Aurelio contro i Germani fra il 169 e il 180 fu più volte inviata come rinforzo sul Danubio. Durante le operazioni militari del 172 o 173 l’esercito si trovava nell’attuale Ungheria circondato dalla tribù dei Quadi, e soffriva una gran penuria d’acqua, quando le preghiere dei soldati della XII ottennero l’intervento divino, scatenando una gran tempesta con abbondanza di pioggia e fulmini, che mise in fuga il nemico in preda a timore superstizioso. Autori cristiani affermano che la maggior parte dei legionari della XII fossero cristiani, e che a causa del miracolo l’Imperatore filosofo pose fine alle persecuzioni contro i cristiani, e concesse alla legione l’appellativo di Fulminata. In realtà – a parte il fatto che sarebbe strano trovare già in quest’epoca una legione in maggioranza cristiana – l’episodio è illustrato sulla Colonna Aureliana come un miracolo sì, ma pagano ad opera di Juppiter, e per quanto riguarda l’appellativo della legione, come già riferito, esso è da riferirsi all’epoca di Cesare, essendo testimoniato come già acquisito al tempo di Augusto. Nell’aprile del 175 non appoggiò il tentativo di rivolta di C. Avidius Cassius Pudens, il “supergovernatore” d’Oriente, per cui Marco Aurelio le concesse il titolo di “Certa” e “Constans”.

ANCORA MELITENE, ANCORA PARTI… E POI L’OBLIO…

Nel 193 appoggiò le pretese imperiali del governatore C. P. Niger Iustus, ma dopo la sua morte si allineò col vincitore Settimio Severo. Partecipò a due guerre contro i Parti sotto Settimio Severo (194-196 e 197-199), a quella sotto Caracalla (216-217), ancora contro i Persiani (eredi dei Parti) sotto Alessandro Severo (231-232), e sotto Gordiano III (242-244). Durante la persecuzione di Valeriano del 259 contro i cristiani fu giustiziato un centurione della XII (venerato come San Polyeuctus), per aver attaccato una processione pagana. Probabilmente la XII partecipò anche con Valeriano alla sfortunata guerra che si concluse nel 260 ad Edesa con la cattura dell’Imperatore stesso, ma Melitene non figura fra le molte città imperiali conquistate dal Re persiano. Dopo la cattura di Valeriano tutto l’Oriente passò sotto il Regno di Palmira, e la XII fu destinata in dote a quel regno, passando al comando di un prefetto dell’ordine equestre invece che un legato e un tribuno laticlavio di ordine senatoriale, secondo le ordinanze di Palmira.
Dopo un periodo sotto l’autorità di Palmira, al ritorno delle forze romane la XII si riunì all’Imperatore Aureliano, e prese parte alla vittoria contro la regina Zenobia. Non vi sono notizie certe sulle attività successive, ma possiamo supporre che la legione prese poi parte alle successive guerre fra Romani e Persiani, data la collocazione geografica di Melitene, che divenne la capitale della nuova Provincia Armenia II. Nell’anno 320 DC 40 uomini della vexillatio della XII dislocata a Sebaste, sempre in Armenia II, furono giustiziati per aver rifiutato di perseguitare i cristiani, e sono ancora venerati dalla chiesa Ortodossa come “i 40 martiri di Sebaste”. All’inizio del secolo V la XII è qualificata come “legio ripensis”, agli ordini del Dux Armeniae, essendo parte dell’esercito dell’Impero Romano d’Oriente.
Sappiamo che nel 536 a Melitene, ora capitale della provincia Armenia III, recideva un “comes militaris”.
Molto probabilmente la legione fu dissolta nel 542 da Giustiniano I insieme alle residue legioni di “limitanei”, ai quali equivalevano i “ripenses”.

Ricerca a cura del dott. Marco Rubboli