PENTATHLON

Quando l’agonistica e la ginnastica giunsero al loro massimo sviluppo, i Greci inventarono il Pentathlon che comprendeva cinque esercizi scelti tra i più duri e i meno faticosi, in modo che le cinque gare potessero eseguirsi facilmente l’una dopo l’altra. Il pentathlon fu come la sintesi della ginnastica greca e il trionfo degli esercizi migliori per lo sviluppo armonico delle forme, della forza e della sveltezza del corpo umano.

Il reperto storico più significativo al riguardo è il grande mosaico scoperto nelle Terme di Caracalla e che ora si trova nel Laterano, nel quale si possono ammirare delle rappresentazioni fedeli delle cinque gare che costituiscono il pentathlon o quinquerzio.

L’ANTICA AGONISTICA GRECA – LE 5 PROVE

L’educazione ginnico/sportiva dei Greci si basava soprattutto sulla pratica del pentathlon (corsa – salto – lotta – disco – giavellotto) a cui si aggiunsero poi il pugilato e il pancrazio. Il pentathlon non è che l’antica agonistica omerica.

Veniva prima la corsa, come esercizio base, diretta a fortificare le gambe.

Il secondo esercizio era il salto, che fu introdotto nella 18° Olimpiade effettuato con una specie di manubri detti Haltheres o halteri.

Salto ricreativo era quello celebrato in onore di Bacco, consistente nel saltare sopra un’ otre pieno e unto di olio, rimanendo in equilibrio sopra un solo piede.

Il terzo esercizio era il lancio del giavellotto, esercizio educativo di vigore e destrezza per i giovani e di preparazione alla guerra per i soldati.

Il giavellotto era un bastone non molto lungo, fatto “a punta” all’estremità. Spesso veniva lanciato col sussidio di una correggia “ad ansa” entro la quale i lanciatori passavano l’indice e il medio. Veniva portato dal lanciatore fino al livello dell’orecchio e poi lanciato con un rapido passo in avanti, alla maggior distanza possibile.

Il quarto esercizio era il lancio del disco, già ricordato nell’agonistica omerica. Il lancio del disco, imprimeva sviluppo ai muscoli delle spalle e delle braccia nonché alla forza della mano. Riuscivano vincitori quelli che lanciavano il disco alla maggior distanza o altezza.

Il quinto esercizio era la lotta, entrata probabilmente nelle gare della 15° Olimpiade. Suoi scopi erano il vigore fisico, la destrezza, l’agilità, la prontezza di spirito.

PENTATHLON ALLE OLIMPIADI

Il pentathlon venne introdotto per la prima volta in Olimpia ne 708 a.C. – Che questa data sia più o meno esatta e relativamente sicuro: Omero infatti non conosce il pentathlon come tale, ma quando veniva composto il XXIII dell’Iliade (Giochi Funebri di Patroclo) esso era in formazione perché in quei giochi sono comprese, sia pure separatamente quattro delle cinque gare che lo costituiscono (disco, giavellotto, corsa, lotta); lo stesso dicasi per l’VIII della Odissea (Giochi dei Feaci) ove il pentathlon non è nominato ma qua e là vengono ricordate tutte le gare.

E’ noto che nel pentathlon, ove uno dei concorrenti avesse vinto tre delle cinque gare, si procedeva senz’altro a proclamarlo vincitore senza perdere ulteriore tempo nello svolgimento de gare ormai divenute superflue. Se invece due atleti vincevano due gare per ciascuno, gli altri concorrenti erano eliminati e l’ultima prova, la lotta, decideva a quali dei rimasti in lizza toccasse la corona: questo si verificò nel 480, quando Ieronimo D’Andro, vincitore nei due lanci, superò, come era prevedibile nella lotta il più veloce ma meno solido Tisameno che aveva vinto le gare di corsa e di salto.

PENTATHLON: LE PROVE

Affidandoci alla testimonianza delle fonti, l’ordine delle prove nel pentathlon è: corsa, salto, disco, giavellotto, lotta.

Per quanto riguarda l’ordine con cui si succedevano le gare, si premette che non è certo che tale ordine fosse fisso e che non variasse a seconda dei tempi e dei luoghi. L’unica cosa che sappiamo di sicuro è che la lotta era l’ultima gara.

Bachilide la descrive chiaramente come ultima e la sua testimonianza è confermata da Erodoto e da Senofonte. Descrivendo l’attacco ad Olimpia da parte degli Elei nella 104° Olimpiade, dopo che gli Arcadi avevano usurpato la presidenza dei Giochi. Senofonte dice: “Era già terminata la corsa a cavallo, le gare di pentathlon si erano già svolte nel dromos e i lottatori non erano più nel dromos ma gareggiavano fra il dromos e l’altare”. Ad ogni modo appare chiaro dalla parole di Senofonte che la lotta veniva per ultima.

Nessun concorrente avrebbe comunque potuto ben figurare in un’altra gara dopo parecchie e faticose riprese di lotta.

La vecchia ipotesi che fosse necessaria la vittoria in tutte e cinque le gare, può essere messa da parte perché la vittoria nel pentathlon sarebbe stata estremamente difficile in quanto raramente poteva accadere che un atleta vincesse tutte e cinque le gare. Quello che possiamo con una certa sicurezza dedurre è che era sufficiente la vittoria in tre gare su cinque. E’ stato anche detto che la vittoria in tre gare su cinque non solo era sufficiente ma era necessaria. Possiamo ricordare che Polluce afferma che il termine usato per la vittoria nel pentathlon era “vincere tre volte”. Ma l’ipotesi che fosse necessario vincere almeno tre gare non offre sufficiente garanzia, cosicché possiamo rigettare tutte le ipotesi basate su questa affermazione.

La sola conclusione che sia possibile dedurre dalle parole è che solo quelli che si erano qualificati nelle prime quattro gare erano ammessi a gareggiare nella lotta. Pertanto si può dire che la vittoria in tre gare era sufficiente ma non necessaria.

Il pentathlon cominciava con la corsa. La distanza era di uno stadio. La corsa poteva essere fatta a batterie, se necessario. La linea di partenza ad Olimpia poteva accogliere venti concorrenti.

La gara di salto, lancio del disco e del giavellotto si eseguivano come ai giorni nostri: tutti gareggiavano contro tutti.

Le gare di lotta si svolgevano su gironi. Era ammessa solo la lotta in piedi ed era necessario far cadere l’avversario tre volte per poter vincere.

PENTATHLON ALLE OLIMPIADI – IV GIORNO

Il quarto giorno dei Giochi era consacrato al pentathlon, ammesso nel programma olimpico dopo la 17° Olimpiade.

“Gli uomini più belli sono pentatleti: essi sono agili e potenti” dirà più tardi Aristotele.

“Cinque sono le prove del pentathlon: Il salto, il lancio del disco e del giavellotto, la corsa, la lotta. Bisogna vincere tre di queste gare per essere riconosciuto olimpionico.

I saltatori misurano la rincorsa e sono convinti di aumentare la loro potenza appesantendosi di piccoli halteri (nota pesavano da 1 a 4 kg) di ferro, di pietra o di piombo, che essi muovono verso l’alto durante il salto. Ma gli artisti hanno occhi solo per i lanciatori il cui gesto armonioso ed elegante mette in evidenza la potenza muscolare.

I Giochi Olimpici si chiudono con il pentathlon, poiché la corsa in armatura è la chiusura dei Giochi, è una parata più che una gara.

Vestiti in armatura completa da combattimento, riuniti tra i pali della pista in cui si sono svolte le prime prove di corsa, gli atleti si lanciano per correre lo “stadio”. Essi hanno lo scudo e brandiscono le lance. Correndo lasciano cadere ad una ad una le loro armi, poi le armature e finiscono interamente nudi”.

PENTATHLON: CHI L’HA INVENTATO

Chi per primo abbia avuto l’idea di articolare in un’unica disciplina atletica i quattro sport omerici, più il salto si ignora. Il pentathlon appare nel catalogo delle Olimpiadi nel corso della 18° Olimpiade (708 a.C.). Siamo nel pieno periodo della potenza spartana. Nello spazio di dodici anni (720 al 708), tre alteti spartani vinceranno il dolico, il pentathlon e la lotta inserita per la prima volta nel programma delle Olimpiadi. E’ dunque uno spartano Lampidem l’atleta che apre il libro d’oro dei pentatleti. Un altro spartano Filombroto vincerà il pentathlon per tre olimpiadi consecutive (676, 672, 668 a.C.).

Ancora uno spartano Acmantida vincerà il pentathlon quasi due secoli dopo (70° Olimpiade – 500 a.C.)

PENTATHLON: PAUSANIA – CALLIPPO

Le gare si svolgevano nei due massimi Stadi, quello di Olimpia (45.000 spettatori) e quello di Efeso (75.000 spettatori).

L’Olimpiade era retta da un regolamento redatto dagli Elei, giudici imparziali ed intransigenti. Narra Pausania che un tale di nome Callippo, ateniese, fu il primo severamente punito, per aver “comprato” dai suoi competitori il premio del pentathlon. Gli Ateniesi rimasero esclusi per ben tre Olimpiadi finché non pagarono la grossa ammenda per la mancanza del loro atleta.

PENTATHLON: ARISTOTELE

Aristotele che aveva una concezione vivente sugli atleti greci dell’epoca classica diceva: “I pentatleti sono gli uomini più belli, perché sono fatti sia per le prove di forza che per quelle di velocità; sono certamente specialisti, velocisti, fondisti, lottatori, pugili e pancrazisti – ma è pentatleta colui che è capace di risultati apprezzabili in tutte le specialità (Retorica I. 5).

Si trova soltanto una traccia di pentathlon per adolescenti (628 a.C. (38° Olimpiade); probabilmente si pensava che fosse troppo faticoso per loro e lo si abolì.

Secondo Pausania e Filostrato fu la gelosia per la vittoria dello spartano Eutelidas che fece decidere gli Elleni di radiare questo pentatlon per adolescenti dal programma.

L’inserimento del pentathlon nel programma dei Giochi greci, significa l’apprezzamento di questa competizione.

Ci sono poche notizie riguardanti l’allenamento dei pentatleti. Icco di Taranto vincitore del pentathlon nel 476 a.C. ad Olimpia, seguendo i principi fondamentali di una dietetica razionale atletica con una alimentazione dosata con astinenza e con una moderazione di vita. Pausania ci dice che nel campo dell’allenamento ad Elis ci si allenava sotto il sole di mezzogiorno per assuefarsi alle gare di Olimpia. Inoltre Filostrato diceva che ogni concorrente doveva essere allenato secondo un piano individuale.

La longevità di questa competizione durò per un periodo di oltre mille anni.

Numerosi nomi di vincitori del pentathlon figurano nella lista dei vincitori effettuata da Ippia ed altri. Per esempio Pindaro ricorda 52 nomi di vincitori: 27 nei Giochi Olimpici, 4 nei Giochi Pitici, 7 nei Giochi Nemei, 2 nei Giochi Istmici, 5 nei Giochi Panateniesi.

Lo Spartano Filombroto è indicato tre volte come vincitore del pentathlon.

Aristotele che apprezzava il pentathlon così scrisse: “ Colui che sa portare velocemente i suoi piedi in avanti è un corridore; Colui che sa dominare il suo rivale con fermezza e con forza e che da a sua volta resistere alla pressione dell’altro è un lottatore; Colui che sa difendersi a forza di pugni dal suo rivale è un pugile; Colui che sa nello stesso tempo lottare e boxare è un pancrazista, Ma colui che sa fare tutto è un pentatleta.

Possiamo ammettere che Mirone per il suo Discobolo e Policleto per il suo Dorifo, avevano come modelli dei pentatleti, essendo scontato che queste specialità non erano eseguite che nel pentathlon.

Bibliografia:
“Gli Sport Olimpici nell’Antichità” di Amos Matteucci
“I Giochi Olimpici in Roma” di A. Mosso – 1905
“Storia degli sport” di A. Franzoni – 1933
“Iscrizioni agonistiche greche” di L.Moretti – 1953
“Sports e Giuochi nella Grecia Antica” di E. N. Gardiner – 1956
“Les Jeux Olimpiques” di M. Berbioux – 1956
“Olimpia Olimpia” di B. Roghi – 1960
“Le Olimpiadi raccontano” di Scrittori Vari -1960
“L’ideale del pentatlon nell’antichità ed ai giorni nostri” di P.W. Henze – 1967

a cura di Paolo Tassinari