PANKRATION, LA PAROLA E LA COSA

Gli antichi Greci si consideravano un popolo guerriero. Ciò è talmente banale da non sembrare vero. Eppure se si vuole comprendere l’agonistica greca occorre proprio partire da qui.
Il Dio greco della guerra, ARES, era la personificazione “della mascolinità” (MARIS – il corrispondente dio romano si chiamava MARTE) intesa come volontà di potenza, a cui è connessa l’”eccellenza marziale”, ARETE, concetto che ingloba in se le virtù del guerriero Omerico: gloria (KLEOS), onore (TIME’) e bontà (AGHATOS).

Gli agoni classici nascono sia come strumento di addestramento militare che come riti funebri in onore degli eroi di guerra defunti (AGONES EPITAFIOI).

In seguito, tali eventi furono inseriti all’interno di cerimonie sacre (AGONES IEROI). Gli agoni da combattimento, in particolare, divennero l’occasione per sfoggiare l’eccellenza marziale in tempo di pace e uno strumento di educazione civica.

FORMAZIONE DEL SOLDATO
Filostrato di Lemmo, Il manuale dell’allenatore
Alcuni combattevano perfino per otto Olimpiadi,altri per nove, ed erano buoni al servizio della fanteria pesante e combattevano in difesa delle proprie mura e, pur senza morire, vennero ritenuti meritevoli di premi e di trofei, trasformando l’azione bellica in attività di allenamento e l’allenamento in propedeutica alla guerra.

FORMAZIONE DEL CITTADINO
Luciano di Samotracia, Anacarsis
Mi sembra, che tu non abbia mai riflettuto, Anacarsi, sulla maniera giusta di governare una città; altrimenti non criticheresti la migliore delle nostre usanze. Se mai un giorno ti interesserà sapere come una città possa essere amministrata nel miglior modo possibile e come i suoi cittadini possano raggiungere la perfezione, allora apprezzerai questi esercizi e lo spirito competitivo che vi profondiamo e saprai che alle fatiche si unisce una grande utilità, anche se per il momento ti sembra che queste vengano affrontate invano.

Tra gli sports da combattimento, la lotta (PALE) venne disciplinata per prima dalle istituzioni greche (XVIII° Olimpiade – 708 a.c.), seguita dal pugilato (PYGME – XXIII° Olimpiade – 688 a.c.). La lotta canonica era libera ma solo eretta; il pugilato canonico consentiva solo l’uso dei colpi di mano, sia aperta che chiusa, protetta da fascie di cuoio (HIMANTES – Le protezioni alle mani sono state modificate più volte nel tempo).
Nelle Olimpiadi classiche, chi vinceva in entrambe le discipline veniva considerato un “discendente di Ercole” (ERACLIDE), quasi una divinità.
Molti atleti erano in grado di gareggiare in entrambe le discipline (potere di capacità) ma soltanto con l’avvento del combattimento totale agonistico, il PANKRATION (XXXIII° Olimpiade – 648 a.c.), ebbero la possibilità di utilizzare insieme entrambe le armi (potere di scelta).
Poichè è l’agone che richiedeva maggiore agonia il Pancrazio conferiva al vincitore una “virtù marziale” massima, tanto che soppiantò la boxe nella definizione di discendente di Ercole. Il primo a vincere sia la lotta che il pancrazio in uno dei quattro circuiti principali (giochi Olimpici, Nemei, Istmici, Pitici) fu chiamato ‘secondo da Ercole’. Il secondo atleta ad eccellere contemporaneamente nelle due discipline venne investito del titolo “terzo da Ercole”, e così via.

1 LA COSA

Il “combattimento marziale” (MACHIA) può essere distinto in armato (HOPLOMACHIA) e disarmato, a mani vuote. Surrogato dei combattimenti marziali sono gli sport da combattimento tra atleti a mani nude, anzi completamente nudi (GYMNOS), chiamati “agoni pesanti” (BAREA AGONISMATA).
Il “combattimento totale” a mani vuote (PAMMACHIA), a sua volta, si differenzia in combattimento a mani chiuse ed a mani aperte.

In un caso si colpisce con il “pugno” (PYGME), nell’altro si intreccia (impalmatura – In Italiano “im(pal)mare” significa sia intrecciare dei cavi che legarsi sessualmente con una donna) e si lancia (palleggio – “(Pal)leggiare” deriva dal greco “ballizo”, io lancio con le mani.) l’avversario con il “palmo” della mano (PALAISTE o PALAME o PALESTES).

ETIMOLOGIA DI PYGME E PALE

Plutarco, Moralia 638B-F.
Sembra che palê sia derivato da palaistê [palmo della mano], perché i lottatori svolgevano buona parte delle loro cose con le mani, proprio come i pugili agiscono con i loro pugni [pugmê] .
(A sostegno dell’ipotesi di Plutarco si consideri che sia il pugno che il palmo venivano utilizzati dai Greci come unità di misura di lunghezza: pygme=distanza dal gomito alle nocche, palaste= larghezza di 4 dita)

Per combattimento mano a mano si intendeva ieri come oggi il combattimento corpo a corpo, quindi con Pygme si intendeva genericamente il combattimento basato sui colpi (non solo di pugno), con Pale la lotta basata su tutti i tipi di legamenti (non solo di palmo).

PYGME=AGONE PESANTE BASATO SUI COLPI
Theocritus Idyll 22.27-134
Amykos Solleva le tue braccia , e affronta me, un uomo, uno a uno.
Polydeukes Pugilato [solo] con i pugni o anche con i colpi di piede alle gambe?

PALE=AGONE PESANTE BASATO SUI LEGAMENTI
Ambrose, Commentary on Psalm 36. 55.
E così nei giochi di questa era c’erano coloro che lottavano in un certo modo senza paura e in accordo con la legge e competevano solamente mediante legamenti del corpo, non imparavano a colpire, loro che erano chiamati lottatori.

Scholiast to Plato Laws 796A Kerkyon, in Greene, 328
Theseus inventò la lotta con le mani, e Kerkyon, figlio di Branchos e della ninfa
Argiope, la lotta con le gambe.

Nel combattimento agonistico totale a mani vuote, i due contendenti si affrontavano come potevano, utilizzando “tutte le manovre” del pugilato e della lotta (non canonici).
Sulla sabbia fine potevano scuotersi in “tutte le maniere” per farsi male, sia in posizione verticale “con i pugni” (PYX), “con i calci” (LAX) e con la “lotta eretta” (ORTHEPALE) che orizzontale “rivoltandosi nella polvere” (ALINDISIS), “rotolandosi” a terra allo scopo di provocare la resa dell’avversario mediante colpi o prese dolorose (KYLISIS).
(PYX significa letteralmente “con il pugno”, da cui deriva, a mio avviso, l’inglese “box-ing”. Per la violenza dei colpi, l’incontro di pugilato veniva considerato anche come una guerra vera e propria, una “battaglia con i pugni”, per cui veniva chiamato anche PYGMACHIA. Per lo stesso motivo, anzi a maggior ragione, il pancrazio veniva anche chiamato “battaglia totale”, PAMMACHIA)

PANCRAZIO= LOTTA IMPERFETTA+BOXE IMPERFETTA
Filostrato di Lemmo, Il manuale dell’allenatore
Fra quante sono le attività atletiche, si mette in primo luogo il pancrazio, benché sia sia costituito da lotta e da pugilato imperfetti.

PUGILATO PANCREATORIO=BOXE IMPERFETTA=PYX+LAX
Luciano, Anacharsis 3
Altri atleti stavano eretti, coperti di polvere, e si colpivano l’un l’altro, attaccando con i pugni e calciando con i loro piedi.

LOTTA PANCREATORIA=LOTTA IMPERFETTA=ORTHEPALE+KYLISIS
Philostrato, Pictures in a Gallery 2.6, in Kayser 348
I pancraziasti, mio ragazzo, si cimentano in una forma pericolosa di lotta. Devono avere le tecniche di caduta sulle loro schiene, che non è sicura per un lottatore [canonico], e prese nelle quali un uomo può vincere cadendo. Hanno bisogno delle tecniche di strangolamento in tutti i differenti modi. I pancraziasti lottano con la caviglia dell’avversario e torcono la sua mano mentre colpiscono e gli saltano addosso. Tutte queste mosse sono permesse nel pancrazio eccetto mordere ed accecare.

In sostanza, il Pancrazio era un sistema ibrido di combattimento sportivo che richiedeva “tutte le capacità” tecniche delle altre discipline, lottatorie e pugilatorie.
Inoltre, durante la gara, i pancraziasti erano liberi di compiere “tutte le scelte” tattiche a piacere: valeva tutto tranne mordere (DAKNEIN) e “strappare” ossia tirare i capelli ed infilare le dita negli occhi, naso, bocca o genitali (ORYTTEIN).

CATCH AS CATCH CAN, SHOOT, NO HOLDS BARRED, VALE TUDO, MIXED MARTIAL ARTS, FREE FIGHTING, ULTIMATE FIGHTING, ABSOLUTE FIGHTING, EXTREME FIGHTING ecc. sono tutte formule di combattimento moderno che si ispirano al pancrazio classico.

2 LA PAROLA

Analizziamo il significato etimologico della parola “pankration” chiedendoci in cosa consisteva (che sostanza e che accidente), come si praticava (con che mezzo e in che modo) e perché (cosa lo determina e che scopo persegue).

PAN in greco vuol dire “tutto”.

KRATOS significa “potere”; potere di capacità, la “maestria”, potere di scelta, il “permesso”; ma anche potere su qualcuno o qualcosa – la “forza” che controlla.

pugilato Legio XII Fulminata Lvdvs Aemilivs

Possiamo tradurre il termine pankration come “onnipotenza”, arte dell’ “onnipotente” (PANKRATES) e più in generale come combattimento agonistico “totalmente libero”, con tutta la maestria in gioco e dove tutto è permesso. Si noti come l’onnipotente sia “completamente libero” perché può scegliere di fare tutto avendo tutta la capacità per farlo.

Secondo la semantica operativa di S. Ceccato, la libertà si ottiene facendo seguire il potere di scelta a quello di capacità: “è libero chi può scegliere avendo la capacità di farlo”. (G. Vaccarino, Introduzione alla semantica, www.ebook4free.com).
Anche J. Derrida coglie il legame tra krateo e libertà, anche se non esplicita la sfumatura tra “I can” – krateo di capacità – e “I might” – krateo di scelta:
“Freedom is essentially the faculty or power to do as one pleases, to decide, to choose, to determine oneself, to have self-determination, to be master, and first of all master of oneself (autos, ipse). A simple analysis of the ‘I can’, of the ‘it is possible for me’, of the ‘I have the force to’ (krateo), reveals the predicate of freedom, the ‘I am free to’, ‘I can decide’. There is no freedom without ipseity and, vice versa, no ipseity without freedom – and thus, without a certain sovereignty. (Rogues: Two Essays on Reason (Stanford: Stanford University Press, 2005)

pugilato antico Legio XII Fulminata Lvdvs Aemilivs

Possiamo anche tradurre la parola pankration come agone in cui si combatte con “tutta la forza” a disposizione, ”l’intera forza” del corpo, con tutte le (man)ovre e in tutte le (man)iere e, più in particolare, sia con il palmo che con il pugno, con “tutta la forza della mano”. Infatti KRATEO va inteso come possedere e/o esercitare il “potere”, sia il potere “di” che quello “su” qualcuno o qualcosa, nel senso di dominare, sottomettere, vincere, governare e in senso figurato “maneggiare”, fare e operare con le mani (da cui manipolare, afferrare, tenere in pugno/in mano, stringere, reggere ecc.). Ne segue la possibilità di interpretare in senso figurato KRATOS come “forza manuale” (si pensi alla mano di Zeus). Non a caso, la parola greca KRATEMA significa anche ”presa” della mano.

Il tema KRAT deriva dalla radice indoeuropea KAR, QAR che significa “esser duro” (in inglese HARD). In sanscrito troviamo sia KRATUH, il “potere” fare, che KARA, la “mano” con cui fare, l’arto con cui i terrestri – gli u(mani) – e le deità celesti – i Mani – esercitano il potere.

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Va aggiunto che Krateo significava anche, in astratto, “essere superiore, il migliore” (plêthous hekati nausin kratêsai A.Pers.338 : Critias 2.7 D). Così possiamo considerare il pantocratore come colui che “vince tutti” e il pankration come l’aspirazione ad essere “superiore a tutti”, “il migliore di tutti”, l’agone non plus ultra, l’agone leader. Non a caso la parola greca KARA significa “capo”, sia la testa che l’autorità (la testa del gruppo – Infatti, sia KARA (testa, viso) che KRANION (teschio, cranio) sembrano derivare da KRATOS).

Secondo la mitologia greca il dio PAN è lo spirito di tutte le creature naturali. A volte l’universo in cui viviamo, con le sue avversità, ci spaventa, ingenera (pan)ico. Il pancrazio nasce come rituale religioso in cui si mette in scena la lotta per la sopravvivenza allo scopo di esorcizzare la paura della morte. Infatti i pancraziasti erano pronti a sacrificarsi e a sacrificare l’avversario fino all’estremo per raggiungere la “sacra vittoria” (NIKE). Invertendo l’ordine delle parole possiamo tradurre pankration come “forza del tutto”. Ne segue una interpretazione esoterica della gara più virile dell’antichità, dell’agone dell’agonia per antonomasia. Il pancraziaste può essere visto come un iniziato che per avvicinarsi all’assoluto e conoscere se stesso si mette a praticare un esercizio estremo utilizzando la “forza di Pan”, la “forza universale” della vita ossia l’energia vitale (Pan è “l’essere caprino”, il satiro – SATIROS o SethAries, Seth è l’es(se)re e aries è l'(arie)te. Anche il pancraziaste può essere visto come un ariete, un maschio che combatte a testa bassa da un lato ed un capro espiatorio che si sacrifica sull’altare (ARA, gen. ARIS) dall’altro).

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Per concludere, giocando con l’etimologia, il pancrazio può essere visto come un “contenitore dove mescolare tutto” (PAN KRATER), dato che consiste in un mix di lotta e pugilato.

Autore dell’articolo è Fabio Tumazzo laureato in informatica, collaboratore della Società di Cultura Metodologico-Operativa, appassionato di atletica pesante, si occupa di archeologia sperimentale dell’agonistica.